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Fondazione Marconi
Arte moderna e contemporanea
via Tadino 15, 20124 Milano
Tel. +39 02 29 41 92 32
Fax +39 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.org
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Emilio Tadini 1985-1997. I profughi, i filosofi, la città e la notte
Fondazione Marconi Arte moderna e contemporanea
Via Tadino 15 - 20124 Milano
Tel. 02 29 41 92 32 - fax 02 29 41 72 78
info@fondazionemarconi.org
www.fondazionemarconi.org
Inaugurazione: 18 settembre 2012 ore 18,30
Durata della mostra: 19 settembre - 31 ottobre 2012
Da martedì a sabato: ore 10-13 e 15-19
Ingresso gratuito
Ufficio stampa: Cristina Pariset - tel. 02 4812584 - fax 02 4812486
- cell. 348-5109589 cristina.pariset@libero.it
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Durata della mostra: 19 settembre - 31 ottobre 2012
Da martedì a sabato: ore 10-13 e 15-19
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Emilio Tadini 1985-1997. I profughi, i filosofi, la città, la notte
Inaugurazione della mostra: 18 settembre 2012 ore 18,30
Inaugurazione della mostra: 18 settembre 2012 ore 18,30
La Fondazione Marconi ha il piacere di presentare la mostra Emilio Tadini 1985-1997. I profughi, i filosofi, la città, la notte, organizzata in occasione del decennale dalla scomparsa dell’artista.
La mostra, allestita su tre piani piani dello spazio espositivo, è dedicata alla produzione del pittore negli anni dal 1985 al 1997 e si propone come logico proseguimento della rassegna Emilio Tadini 1960-1985. L’occhio della pittura, allestita nel 2007 negli spazi della Fondazione Marconi, della Fondazione Mudima e dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dedicata al lavoro di Tadini dagli esordi fino al 1985.
Considerato uno tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano, fin dagli anni Sessanta Emilio Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli, popolati da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, spesso frammentari, dove le leggi di spazio e tempo e quelle della gravità sono totalmente annullate.
A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta l’attenzione di Tadini si concentra su temi e soluzioni stilistiche che emergeranno poi con forza nei trittici del decennio successivo. Innanzitutto il tema della città, sviluppato nella serie Città italiane, dove emergono frammenti di architetture: un’architettura stravolta, fatta di edifici imponenti accumulati uno sull’altro, che comunicano una sensazione quasi claustrofobica.
Un altro tema, che sarà poi sviluppato nei trittici, è quello del profugo. L’artista racconta di essere stato affascinato fin da piccolo dalle fotografie di profughi sui giornali: “Quella del profugo mi sembra una metafora che rappresenta bene la nostra condizione attuale – la condizione della nostra cultura, alta o bassa che sia. Sbarcare, andar via… lasciare la casa delle certezze, delle sicurezze… Può capitare che il profugo si lasci dietro, fra tante altre cose, anche qualche frammento del famoso soggetto. Ma non è certo il caso di farne una tragedia…” In un quadro del 1986 c’è una figura che ha sulle spalle un armadio aperto da cui scivolano via oggetti personali, libri, pennelli, tubetti di pittura: insomma, i ricordi del personaggio, la sua memoria. Sul fondo del quadro, la parola “Refugee”.
La serie Inno alla notte ha come protagonisti figure isolate, pensierose, come quella in cui compare la scritta “pietas”, nel buio delle ore notturne, illuminate solo dalla debole luce di una candela.
Nella serie Oltremare una sorta di Pinocchio surreale galleggia su uno sfondo blu notte in cui compaiono le parole “Now” e “here”, che in un quadro diventano “Nowhere”, come a dire che, quello del dipinto, non è uno spazio reale.
Nella serie Oltremare una sorta di Pinocchio surreale galleggia su uno sfondo blu notte in cui compaiono le parole “Now” e “here”, che in un quadro diventano “Nowhere”, come a dire che, quello del dipinto, non è uno spazio reale.
Sono opere, queste, gremite di figure e di colore, ed è da qui che inizia il lavoro di Tadini ai trittici: grandi dipinti in cui la sovrabbondanza di elementi che caratterizzava le opere precedenti viene portata all’eccesso nel momento in cui lo spazio del quadro viene triplicato e, soprattutto, la pittura si fa narrazione.
“Tadini vuole dipingere come si scrive un romanzo, non vuole la compresenza delle figure, ma una lettura in successione, vuole che vi siano cause ed effetti, che vi sia un inizio e una fine, che vi sia un climax dell’azione e vi siano delle pause”, scrive uno dei più autorevoli studiosi dell’arista, Arturo Carlo Quintavalle.
Nei trittici è la figura a prevalere: un sovrapporsi quasi ossessivo di corpi, come nel Corridore notturno, in Music Hall e Insomnia Night. Sei dei trittici in mostra sono dedicati al tema del Ballo dei filosofi: figure oppresse, decostruite, costrette in spazi angusti: “È necessario recuperare le figure, scrive Tadini, e allude all’umanità delle persone, ma qui sono proprio le loro dimensioni, le loro assurde proporzioni, i loro rapporti a rendere impossibile il compito” (sempre Quintavalle).
“Tadini vuole dipingere come si scrive un romanzo, non vuole la compresenza delle figure, ma una lettura in successione, vuole che vi siano cause ed effetti, che vi sia un inizio e una fine, che vi sia un climax dell’azione e vi siano delle pause”, scrive uno dei più autorevoli studiosi dell’arista, Arturo Carlo Quintavalle.
Nei trittici è la figura a prevalere: un sovrapporsi quasi ossessivo di corpi, come nel Corridore notturno, in Music Hall e Insomnia Night. Sei dei trittici in mostra sono dedicati al tema del Ballo dei filosofi: figure oppresse, decostruite, costrette in spazi angusti: “È necessario recuperare le figure, scrive Tadini, e allude all’umanità delle persone, ma qui sono proprio le loro dimensioni, le loro assurde proporzioni, i loro rapporti a rendere impossibile il compito” (sempre Quintavalle).
Sono esposte, infine, alcune carte di grande formato (150 x 100 cm), Chateau d’amour, Aux cieux vagues, manichini che vagano nello spazio, come la serie dedicata alle Figure, rappresentate attraverso giacche colorate appese a grucce.
Scrive Tadini: “Il foglio di carta è il materiale ideale per sperimentare, per mettere alla prova certe idee, e soprattutto per abbandonarmi alle idee che vengono da sole – o meglio: alle idee che sono il prodotto di associazioni e relazioni che probabilmente hanno avuto luogo, senza che io potessi rendermene conto, in qualche zona semibuia della mia coscienza, e, magari, a grandissima velocità.”
Scrive Tadini: “Il foglio di carta è il materiale ideale per sperimentare, per mettere alla prova certe idee, e soprattutto per abbandonarmi alle idee che vengono da sole – o meglio: alle idee che sono il prodotto di associazioni e relazioni che probabilmente hanno avuto luogo, senza che io potessi rendermene conto, in qualche zona semibuia della mia coscienza, e, magari, a grandissima velocità.”
Durante il periodo della mostra alla Fondazione Marconi, lo Studio Marconi ’65 ospiterà una selezione di opere serigrafiche di Emilio Tadini realizzate nello stesso periodo.
In occasione della mostra la casa editrice Skira pubblicherà un volume di oltre 200 pagine dedicato all’attività di Emilio Tadini tra il 1985 e il 1997, con più di 150 riproduzioni di opere di quegli anni, un saggio inedito di Arturo Carlo Quintavalle e un’ampia antologia di testi critici illustrati con fotografie e documenti dell’epoca.
Emilio Tadini, nato a Milano nel 1927, dopo la laurea in lettere si distingue subito tra le voci più vive e originali nel panorama culturale del secondo dopoguerra. Nel 1947 esordisce su Il Politecnico di Elio Vittorini con un poemetto, cui fa seguito un’intensa attività critica e teorica sull’arte (Possibilità di relazione,1960; Alternative attuali, 1962; l’ampio saggio Organicità del reale su Il Verri). Nel 1963 esce il suo primo romanzo, Le armi l’amore (Rizzoli), cui seguono nel 1980 L’opera (Einaudi), nel 1987 La lunga notte (Rizzoli), nel 1991 il libro di poesie L’insieme delle cose (Garzanti), nel 1993 La tempesta (Einaudi) e nel 2002 Eccetera.
Al lavoro critico e letterario Tadini affianca sin dalla fine degli anni Cinquanta la pratica della pittura. La sua prima esposizione personale è del 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia. Fin dagli esordi sviluppa la propria pittura per grandi cicli, costruendo il quadro secondo una tecnica di sovrapposizione di piani temporali in cui ricordo e realtà, tragico e comico giocano di continuo uno con l’altro. Dal 1965 espone regolarmente allo Studio Marconi e nel corso degli anni Settanta tiene numerose mostre personali sia in Italia che all’estero, a Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, negli Stati Uniti e in America Latina, sia in gallerie private che in spazi pubblici e musei, ed è presente anche in numerose collettive.
Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1978 e nel 1982, nel 1986 allestisce una grande personale alla Rotonda di via Besana a Milano, dove espone una serie di tele che preannunciano i successivi cicli dei Profughi e delle Città italiane, quest’ultimo presentato poi nel 1988 alla Tour Fromage di Aosta. Nel 1990 lo Studio Marconi espone sette grandi trittici. Del 1992 è la mostra Oltremare alla Galerie du Centre di Parigi, riproposta nel 1993 con nuovi quadri da Marconi a Milano. Nel 1995 l’artista è presente alla Villa delle Rose di Bologna con otto trittici del ciclo Il ballo dei filosofi e dall’autunno dello stesso anno fino all’estate del 1996 ha luogo in Germania una grande mostra antologica nei musei di Stralsund, Bochum e Darmstadt, accompagnata da una monografia a cura di Arturo Carlo Quintavalle. Nel 1996 anche Il ballo dei filosofi è riproposto da Marconi. Nel 1997 Tadini tiene mostre personali presso la Galerie Karin Fesel di Düsseldorf, la Galerie Georges Fall di Parigi e il Museo di Castelvecchio a Verona. Gli ultimi cicli del suo lavoro sono quelli delle Fiabe e delle Nature morte. Nel 1999 presenta le Fiabe alla Die Galerie di Francoforte.
Dal 1992 Tadini collabra regolarmente al “Corriere della Sera” e dal 1997 al 2000 è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2001 gli è dedicata un’ampia retrospettiva nel Palazzo Reale di Milano. Muore il 24 settembre 2002.
Il 24-25 settembre 2004, presso il Palazzo Reale di Milano, si tiene il convegno Le figure, le cose. Percorsi e linguaggi di Emilio Tadini, promosso dalla Fondazione Corriere della Sera, con interventi Ferruccio de Bortoli, Umberto Eco, Paolo Fabbri, Arturo Carlo Quintavalle, Valerio Adami e altri.
Nella primavera del 2005 il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona gli dedica un’ampia mostra antologica. Nel 2007 si tiene a Milano la grande mostra Emilio Tadini 1960-1985. L’occhio della pittura negli spazi espositivi della Fondazione Marconi, della Fondazione Mudima e dell’Accademia di Brera, con un ricco catalogo edito da Skira.
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