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Fondazione Marconi
Arte moderna e contemporanea
via Tadino 15, 20124 Milano
Tel. +39 02 29 41 92 32
Fax +39 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.org
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Mario Schifano 1964-1970. Dal paesaggio alla TV
La mostra curata da Giorgio Marconi, direttore della Fondazione Marconi ed esperto dell'opera di Mario Schifano, raccoglierà un centinaio di opere del periodo 1964-1970 provenienti da importanti collezioni private e pubbliche, tra cui la GAM, Galleria d'Arte Moderna di Torino, e il CSAC - Universit‡ di Parma. La collaborazione tra Giorgio Marconi e Mario Schifano risale ai primi anni Sessanta. La mostra inaugurale dello Studio Marconi nel novembre 1965 vede l'artista romano insieme ad Adami, Del Pezzo e Tadini. Si susseguono poi le mostre Vero Amore, dicembre 1965, Inventario con anima e senza anima, novembre 1966, Tuttestelle, ottobre 1967, Compagni, compagni, dicembre 1968, e Paesaggi TV, dicembre 1970. L'opera di Schifano si colloca all'interno delle correnti artistiche legate ad "una nuova oggettività" attenta come non mai alle impronte della città e allo spazio umano ed in cui il rapporto con il mondo Ë mediato dai "mezzi di massa" (il film, il segnale, il fumetto, la pubblicità). Il pittore capisce prima di tanti altri che Ë compito dell'artista accettare criticamente questi nuovi strumenti, che saranno emblema della pop art made in USA, evitando che diventino il "fine" della propria espressione artistica. Schifano opera per cicli tematici: dopo i quadri-schermo monocromi e le scritte pubblicitarie, i particolari di paesaggio da autostrade, le sequenze di gambe e braccia aperte, gli alberi con le scale cromatiche, ecco i Paesaggi anemici, la foto rivisitata del gruppo futurista di Futurismo rivisitato, Tuttestelle, Compagni, compagni, Paesaggi TV. In queste opere la pittura Ë schermata dalla plastica trasparente o a riquadri colorati.
Nei Paesaggi anemici le vedute di paesaggio sono il ricordo, la memoria che costruiscono questi paesaggi, sono invenzione così come l'idea di spalancare una porta, un rettangolo in alto, di aprire come una finestra nella superficie continua di quel cielo. In questo periodo si matura il suo interesse per il film, per la fotografia e per le figure immote e in movimento, disegni di piedi in moto montati assieme a righe e tiracerchi, composizioni come When I remember Giacomo Balla (1965), quadri che evocano la finestra di Matisse come Suicidio (1965). Nello stesso periodo troviamo Vero amore o Albero, dove l'albero, che ci rimanda al Battesimo di Piero della Francesca, è protagonista al centro dell'immagine con un gran tronco, accentuato a livello del colore e con le fronde minute su cui molte volte si aprono delle finestre, come riquadri oscuri o chiari sulla memoria. Il dadaismo, il futurismo, la fotografia si coordinano e si compongono in un'intenzione di analisi dell'universo reale, organica. In Futurismo rivisitato, Schifano prende un'immagine-chiave, la notissima fotografia dei futuristi a braccetto, Malevic col suo quadrato, e la rivisita, stampandola senza fondo, con le figure sospese come apparizioni, in nero, a colori, gli sovrappone uno schermo di plastica trasparente che non nasconde l'immagine ma incita a vederla meglio. In Tuttestelle stelle dipinte a spruzzo e rifratte da strati di plastica trasparenti e diversi di ordito ricoprono ciascuna opera evocando sensazioni infantili. In Compagni, compagni Schifano muove da una fotografia, in questo caso legata alla situazione politica, lavoratori cinesi, a gruppi di tre, falce e martello, la scritta "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno alla società", ricoperti dalla plastica dove i compagni in corteo sono un'icona di cui si nutrono i mass media. Nei Paesaggi TV incomincia a riportare le immagini video direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze a cui appartengono e riproponendole con tocchi di colore alla nitro. Dice a questo proposito Schifano: "Il processo è lungo ed elaborato. Ma solo così riesco ad ottenere quegli effetti di realismo e di visionarietà che rincorro con l'immaginazione".
Nei Paesaggi anemici le vedute di paesaggio sono il ricordo, la memoria che costruiscono questi paesaggi, sono invenzione così come l'idea di spalancare una porta, un rettangolo in alto, di aprire come una finestra nella superficie continua di quel cielo. In questo periodo si matura il suo interesse per il film, per la fotografia e per le figure immote e in movimento, disegni di piedi in moto montati assieme a righe e tiracerchi, composizioni come When I remember Giacomo Balla (1965), quadri che evocano la finestra di Matisse come Suicidio (1965). Nello stesso periodo troviamo Vero amore o Albero, dove l'albero, che ci rimanda al Battesimo di Piero della Francesca, è protagonista al centro dell'immagine con un gran tronco, accentuato a livello del colore e con le fronde minute su cui molte volte si aprono delle finestre, come riquadri oscuri o chiari sulla memoria. Il dadaismo, il futurismo, la fotografia si coordinano e si compongono in un'intenzione di analisi dell'universo reale, organica. In Futurismo rivisitato, Schifano prende un'immagine-chiave, la notissima fotografia dei futuristi a braccetto, Malevic col suo quadrato, e la rivisita, stampandola senza fondo, con le figure sospese come apparizioni, in nero, a colori, gli sovrappone uno schermo di plastica trasparente che non nasconde l'immagine ma incita a vederla meglio. In Tuttestelle stelle dipinte a spruzzo e rifratte da strati di plastica trasparenti e diversi di ordito ricoprono ciascuna opera evocando sensazioni infantili. In Compagni, compagni Schifano muove da una fotografia, in questo caso legata alla situazione politica, lavoratori cinesi, a gruppi di tre, falce e martello, la scritta "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno alla società", ricoperti dalla plastica dove i compagni in corteo sono un'icona di cui si nutrono i mass media. Nei Paesaggi TV incomincia a riportare le immagini video direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze a cui appartengono e riproponendole con tocchi di colore alla nitro. Dice a questo proposito Schifano: "Il processo è lungo ed elaborato. Ma solo così riesco ad ottenere quegli effetti di realismo e di visionarietà che rincorro con l'immaginazione".
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