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Arte moderna e contemporanea
via Tadino 15, 20124 Milano
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Fax +39 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.org
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MAN RAY - ROBERT MAPPLETHORPE
Il 23 marzo la Fondazione Marconi di Milano presenta la mostra "Man Ray - Mapplethorpe", realizzata in concomitanza con la mostra "Robert Mapplethorpe. La perfezione della forma" (21.03-13.06.2010) organizzata dal Museo d'Arte di Lugano diretto da Bruno Corà, ed in collaborazione con la Mapplethorpe Foundation di New York. La mostra permetterà di identificare analogie e differenze tra le opere e i "punti di vista" dei due poliedrici artisti americani, tra loro distinti per generazione, ma accomunati dalla magistrale capacità di rendere le forme e la bellezza dei soggetti scelti: dai fiori, agli oggetti, ai nudi maschili e femminili. Nel 1920 a Parigi, Man Ray inizia a lavorare come fotografo per il mondo dell'arte e con il tempo diviene un collaboratore di "Harper's Bazar", "Vogue", "Vu", "Vanity Fair" e altre riviste famose. Man Ray, noto soprattutto per i ritratti, è allora riconosciuto come artista della fotografia grazie ai suoi rayographs e alla solarizzazione. Il suo assistente, Lucien Treillard diceva di Man Ray “Man Ray fotografo? No, si è servito della fotografia come di altri mezzi espressivi: matita gouache, pittura a olio, ecc. Ha creato opere d'arte con l'ausilio del mezzo fotografico. Man Ray è un artista e rivendica questa etichetta. Certo, ha realizzato opere commerciali per la moda o per clienti occasionali. Ma spesso queste fotografie diventano grazie a lui opere d'arte."
Come Man Ray, anche Robert Mapplethorpe, nella sua breve carriera, dopo essersi inizialmente dedicato alla pittura, rivolge la sua attenzione alla fotografia, attraverso la quale ricerca ed esalta la bellezza e la sensualità della forma, in un equilibrio complementare tra bianco e nero, linee angolari e non, classicità e contemporaneità. In un'intervista con Janet Kardon del 1988, Robert Mapplethorpe afferma: "Credo che uno potrebbe sfogliare una quantità delle mie fotografie e dire: 'Ecco, questa somiglia all'artista tale, e questa somiglia all'artista talaltro'. Ma mi piacerebbe pensare che le influenze non siano poi troppo forti". Molti artisti moderni e contemporanei, hanno infatti in parte influenzato l'opera di Mapplethorpe, tra questi si inserisce sicuramente la figura di Man Ray, profondamente stimato e considerato dall'artista il più importante fotografo mai esistito.
In quest'occasione, al primo e secondo piano della Fondazione, saranno esposti fotografie, dipinti e oggetti di Man Ray realizzati tra i primi anni '20 e i primi anni '70, a confronto con una selezione di 25 lavori dal 1975 al 1986, di Robert Mapplethorpe. Tra queste si segnalano uno dei numerosi ritratti dei primi anni Ottanta di Lisa Lyon, atletica musa e collaboratrice di Mapplethorpe, contrapposti a "Woman in Bondage" del 1928-29 di Man Ray; le "Calle" iconiche di Mapplethorpe del 1983 e quelle di Man Ray rappresentate attraverso la tecnica della solarizzazione nel 1931; il nudo "Ken, Lydia, Tyler" del 1985 a confronto con la fotografia dell'assemblaggio di oggetti, in cui Man Ray accosta arte classica a geometria "Target" del 1933; il ritratto di Jennifer Jakobson del 1981 a confronto con "La chevelure" di Man Ray del 1929.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue (it./ingl.) con testo di Bruno Corà, edito dalla Fondazione Marconi.
Come Man Ray, anche Robert Mapplethorpe, nella sua breve carriera, dopo essersi inizialmente dedicato alla pittura, rivolge la sua attenzione alla fotografia, attraverso la quale ricerca ed esalta la bellezza e la sensualità della forma, in un equilibrio complementare tra bianco e nero, linee angolari e non, classicità e contemporaneità. In un'intervista con Janet Kardon del 1988, Robert Mapplethorpe afferma: "Credo che uno potrebbe sfogliare una quantità delle mie fotografie e dire: 'Ecco, questa somiglia all'artista tale, e questa somiglia all'artista talaltro'. Ma mi piacerebbe pensare che le influenze non siano poi troppo forti". Molti artisti moderni e contemporanei, hanno infatti in parte influenzato l'opera di Mapplethorpe, tra questi si inserisce sicuramente la figura di Man Ray, profondamente stimato e considerato dall'artista il più importante fotografo mai esistito.
In quest'occasione, al primo e secondo piano della Fondazione, saranno esposti fotografie, dipinti e oggetti di Man Ray realizzati tra i primi anni '20 e i primi anni '70, a confronto con una selezione di 25 lavori dal 1975 al 1986, di Robert Mapplethorpe. Tra queste si segnalano uno dei numerosi ritratti dei primi anni Ottanta di Lisa Lyon, atletica musa e collaboratrice di Mapplethorpe, contrapposti a "Woman in Bondage" del 1928-29 di Man Ray; le "Calle" iconiche di Mapplethorpe del 1983 e quelle di Man Ray rappresentate attraverso la tecnica della solarizzazione nel 1931; il nudo "Ken, Lydia, Tyler" del 1985 a confronto con la fotografia dell'assemblaggio di oggetti, in cui Man Ray accosta arte classica a geometria "Target" del 1933; il ritratto di Jennifer Jakobson del 1981 a confronto con "La chevelure" di Man Ray del 1929.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue (it./ingl.) con testo di Bruno Corà, edito dalla Fondazione Marconi.
On Tuesday 23 March the Fondazione Marconi presents the exhibition entitled "Man Ray-Mapplethorpe", realized in tandem with the exhibition "Robert Mapplethorpe. The Perfection of Form" (running 12 March to 13 June 2010), organized by the Museo d'Arte in Lugano (Switzerland) and the Galleria dell'Accademia in Florence and curated by Bruno Corà, Franca Falletti and Jonathan Nelson, in collaboration with the Robert Mapplethorpe Foundation in New York. "Man Ray-Mapplethorpe" offers an opportunity to discover analogies and divergences between the works and the distinct "points of view" of these two multifaceted American artists. Although of different generations, they share a masterly ability to fathom and reveal the inner form and beauty of their chosen subjects, be they flowers, assorted objects, or male and female nudes. In Paris in 1920, Man Ray began working as a photographer for the art world and in time became a contributor to Harper's Bazaar, Vogue, Vu, and Vanity Fair, among others. Known principally for his portraits, Man Ray was already recognized as an artist of photography thanks to his rayographs and solarization techniques. His assistant Lucien Treillard said at the time: "Man Ray a photographer? No, he used photography just as he did other means of expression, like gouache, or oil painting. He created works of art using the photographic medium. Man Ray can rightly claim the title of artist. Of course, he has also done shoots for fashion and the occasional contract work, but thanks to him those photographs often became works of art." Like his predecessor, during his brief career Mapplethorpe first explored the medium of painting before embracing photography, through which he probed and exalted the beauty and sensuality of form. His photographs achieve a reciprocal balance between black and white, angular and smooth lines, classical and contemporary. In an interview with Janet Kardon in 1988, Mapplethorpe admitted that, although someone browsing through some of his works might well discern resemblances with those of other photographers, he hoped nonetheless these influences would not seem too strong. Actually Mapplethorpe drew inspiration from many modern and contemporary artists, notably Man Ray, whom he considered one of the most significant photographers that had ever existed. For this occasion, on the first and second floors of the Fondazione Marconi we have arranged a series of photographs, paintings, and objects created by Man Ray from the early 1920s to the early 1970s, together with works by Robert Mapplethorpe dating from 1975 to 1986. Among these is one of numerous portraits taken in the 1980s of the artist's muse and collaborator, the body builder Lisa Lyon, set alongside Man Ray's Woman in Bondage (1928/29); Mapplethorpe's iconic Calla Lily series (1983) and those made by Man Ray in 1931 using the technique of solarization; the nude composition Ken, Lydia, Tyler (1985) set alongside Man Ray's assemblage of objects, Target (1933), which juxtaposes classical art with geometrical figures; the portrait of Jennifer Jakobson from 1981, compared with Man Ray's Chevelure of 1929. The exhibition is accompanied by a bilingual catalogue (Italian/English), with texts by Bruno Corà, published by Fondazione Marconi - De Lettera.
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